Wildworld S01E02: SOTTO IL SUO OCCHIO di Giulia Seri
Puntata due
Sulla mitica cover, ancora una volta di Maurizio Ceccato, leggiamo un titolo metà biblico metà orwelliano, Sotto il suo occhio, che già accende in noi un tale desiderio di femminismo ed exploitation alla The Handmaid’s Tale (leggi QUI la recensione del romanzo di Margaret Atwood e il confronto con l’adattamento televisivo).
Parafrasando il classico intro dei serial Netflix, possiamo leggere: “a Transeuropa original series.” L’introduzione non pteva essere più chiara di così.

Segue un’articolata Avvertenza dove ragionamenti alla Westworld anticipano quel “realismo aumentato” che, nella presente declinazione, si riferisce alla realistiche storie di Tiziana Cantone e Michela Deriu.
Donne in bilico
Lo ammettiamo senza riserve. Lo stile immediato di Giulia Seri fa scorrere le pagine una dietro l’altra. L’autrice conosce il comportamento umano e si vede. Soprattutto presta attenzione alle abitudini di una classe medio-bassa (alla Stephen King) con gente che beve drink, chiacchiera, paga l’affitto e fa la spesa.
Niente di nuovo in realtà (nel contenuto), ma siamo abituati a ritrovare nei romanzi italiani (soprattutto di esordienti) queste situazioni quotidiane sempre accompagnate da una sfumatura di critica. Invece la Seri non intende né ironizzare né spruzzare veleno sulle nostre vite di tutti i giorni, perché è anche la sua vita, perché è anche la vita di Stephen King. Fattore assolutamente inedito, ripetiamo, fra gli esordienti italiani.

Ed è forse per questa sua estrema vicinanza ai personaggi trattati che non capiamo fino in fondo come mai la nostra protagonista diventi immediatamente succube di un fallito che si comporta da stronzo. Uno sconosciuto dal quale farebbe in tempo a fuggire, e invece lei si comporta non come una millennial ma come avrebbe fatto sua nonna casalinga. E dire che è una donna colta e con un bel lavoro. Purtroppo, in questi casi, ci ricordiamo che livello di istruzione e di occupazione servono a ben poco.
A dirla tutta il plot, che parte prestissimo (per fortuna non ci fa aspettare un’eternità prima che qualcosa succeda, come invece accade con gli esordienti italiani), sembra andare in tutt’altra direzione che non in quella anticipata in quarta copertina. Non verso il revenge porn, sembra invece virare verso storie di femminicidio e di donne sfregiate con l’acido.
La lettera scarlatta
Per metà romanzo assistiamo alla dissoluzione di questa donna. Trattata come una bestia, letteralmente, dal suo fidanzato Diego: la fa dormire sul divano, la rimprovera per ogni sciocchezza, le fa avere rapporti con il suo amico Vincenzo che pure le molla qualche sberla.
Lei sopporta tutto e, per amore di Diego e forse della sua arte, si fa fotografare nel bel mezzo di un rapporto sessuale. Al contrario della gran parte di casi reali di revenge porn, la futura vittima è sì consenziente ma in una maniera per l’appunto automatica. Probabilmente l’effetto sarebbe stato ancor più devastante se il rapporto filmato fosse stato non con Vincenzo ma con Diego, in un momento di spensieratezza e felicità, e solo in un secondo momento tradito nella più bieca delle maniere.

Il revenge porn non è però l’amo che innesca la narrazione. L’evento tanto atteso arriva esattamente a metà spaccando in due tempi ben distinti Sotto il suo occhio, come fosse Kill Bill, storia femminile di vendetta per antonomasia. Il video finisce in rete, e tutti prendono la distanze da lei (ma tutti realmente hanno visto il video?). Quindi la protagonista perde il lavoro, perde la casa, la insultano per strada o peggio la trattano da ladra.
Da qui in poi assistiamo alle nefaste conseguenze della pubblicazione e diffusione online del suo rapporto con l’aguzzino. Praticamente La lettera scarlatta aggiornata al 2.0.
Doppelganger
Nonostante la scrittura in prima persona, la discesa negli abissi della protagonista non è mai filtrata dalla lente della commiserazione ma raccontata con una fredda e spietata analisi quasi medica. Colpisce particolarmente che la fase discendente della vittima non sia accompagnata o seguita da un sentimento di rivalsa verso chi l’ha gettata così in basso. I suoi pensieri sono invece sempre tristemente volti a difendere gli aguzzini.
La vittima, sin da subito, non si riconosce nella donna sullo schermo, e precipitando nella depressione, finirà per confrontarsi in un’oscura cantina proprio con il suo doppelganger. Nella resa dei conti fra la inibita protagonista e il suo lascivo doppio Giulia Seri dà veramente il meglio di sé.
Anzitutto finalmente capiamo quale sia il gusto del paradosso assunto a slogan di Wildworld. Lo scontro fra i due sé ci propone un catfight senza esclusione di colpi sempre alla Kill Bill (ricordate La Sposa vs Elle Driver nel camper di Bud?).

Partendo dall’immaginario di genere (a me ha ricordato William Wilson), la scrittura precisa e cadenzata di Giulia Seri ci porta oltre i confini di un Delitto e castigo tutto interno all’anima di una persona disperata.
Potenti sono le emozioni che suscita la nostra vincitrice mentre si carica sulle spalle il corpo della sconfitta (l’altra sé) e ne simula il suicidio, lasciando che i capelli di lei finiscano sulla sua faccia e i due corpi diventino un’unica cosa. Le due parti che si riassemblano nell’estremo sacrificio.
Da tesi contro antitesi, ne nasce una hegeliana sintesi che si trasferisce in Oriente (realtà? immaginazione?) e dove rischia di perpetuare in un loop senza fine gli errori del passato…

Temi di serie
Giunti al secondo episodio della serie, passiamo alle prime considerazioni sul progetto generale di Wildworld.
Potremmo dire che ogni “puntata” della serie, per quanto tutte coordinate dallo showrunner Giulio Milani, abbia una suo proprio “stile registico”. La creatività e i vezzi di ogni singolo scrittore sono preponderanti nella storia che intendono raccontare, sia per il Bataclan di Bramé sia per il revenge porn della Seri.
Stavolta però i colpi di scena a chiusura di capitolo sono reali e non ti fanno mai mollare la lettura. Merito di una scansione narrativa ben ponderata, di una cura minuziosa dei personaggi e di una scrittura fin troppo sapiente per essere quella di un esordiente.
Non solo Wildworld ha un’idea forte e chiara alla base: trattare spinosi argomenti di cronaca tramite il gusto della finzione. In questo secondo appuntamento, Wildworld introduce un nuovo elemento: tutte le storie della collana avvengono nello stesso mondo. La protagonista e il suo aguzzino, infatti, incrociano fugacemente in tv notizie della strage al Bataclan, argomento del precedente romanzo (leggi QUI la recensione de La notte dei ragni d’oleandro di Mario Bramè). Altrettanti riferimenti ci aspettiamo nelle prossime puntate.

L’indice ci ricorda un’altra costante della serie: i capitoli possiedono dei titoli, ma non seguono alcun tipo di numerazione.
Conclusioni
Come anche nelle prime pagine, pure nelle ultime abbiamo un riepilogo delle puntate precedenti (il volume già pubblicato di Mario Bramè) e un rilancio delle successive con tanto di anticipazione sulle magnifiche copertine (non ci stancheremo mai di ripeterlo).
Nessuna piramide rovesciata in quarta copertina. Solo estratti di recensioni positive sul progetto seriale di Wildworld e sulla casa editrice Transeuropa in generale.
Possiamo affermare che il secondo episodio di Wildworld è assolutamente riuscito, sia come romanzo a sé stante sia come finale di metà stagione. Sotto il suo occhio ci lascia soddisfatti e allo stesso tempo ci ricorda che dobbiamo attendere ancora diversi mesi per la pubblicazione della seconda parte di stagione con gli ultimi due episodi della serie.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Sotto il suo occhio di Giulia Seri, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
ALTRO: Wildworld S01E01: LA NOTTE DEI RAGNI D’OLEANDRO di Mario Bramè