IL PARAVENTO DI LACCA di Robert Van Gulik
IL GIUDICE DEE
Robert Van Gulik è stato sinologo, musicista, calligrafo, antropologo olandese che ha lavorato come diplomatico in India, Giappone, Cina e Malesia, diventando un profondo conoscitore dell’Estremo Oriente. Il suo studio delle culture orientali lo ha portato non solo a scoprire gli antichi testi di criminologia di quei paesi, ma anche a far riemergere la figura dell’onorevole magistrato Ti jen-chieh, vissuto durante la dinastia Tang.
Ed è da qui che Van Gulik ha preso la sua principale ispirazione per la creazione del grande magistrato Dee, protagonista dei suoi originali polizieschi ambientati nella Cina del VII secolo (dove e quando era vissuto il “vero” Dee). Questi gialli orientalisti sono stati molto apprezzati da colleghe del calibro di Agatha Christie: Il paravento di lacca (1962) è la nona indagine (su quindici).

IL CRIMINE NON VA MAI IN VACANZA
Magistrato del distretto di Peng-lai, di ritorno da una conferenza Dee Jen-djieh si prende una vacanza e mantiene l’incognito con il falso nome di Shen Mo, commissionario. Il giudice Dee è sempre accompagnato dal suo assistente, Chiao Tai: energumeno con il quale Dee si esercita alla lotta con la pertica oppure si concede un momento di relax ai bagni termali, egli è in realtà un ex brigante che insieme al fratello gli aveva teso un’imboscata l’anno prima e che quindi lui aveva assunto come collaboratori e guardie del corpo. Alto e dalle spalle larghe, Dee ha una fluente barba nera e due lunghi baffi, se ne va in giro con una sbiadita veste blu dalle ampie maniche e il copricapo nero consunto.
Di passaggio a Wei-ping, Dee fa visita al suo anziano collega Teng, magistrato locale oltre che celebre poeta: egli che è convinto di avere assassinato sua moglie, detta Loto d’Argento, pur se non ricorda i dettagli. Lo crede perché ha sempre creduto alle coincidenze fra la sua vita e le scene mostrate sul paravento di lacca da cui non si separa mai. Ma una scena del prezioso paravento è stata alterata: l’uomo in cui si immedesima Teng pugnala la sua amata, alter ego della moglie morta, e perciò Teng si è convinto che i fatti immaginari abbiano una corrispondenza con quelli reali.

CHI FA PER SE’ FA PER TRE
Un caso già complesso e intricato di per sé che si intreccia con ben altri due casi: quello del Mercante Credulone – un tizio ricco di nome Ko che pare essersi inspiegabilmente suicidato esattamente il giorno che gli aveva profetizzato un indovino – e il caso dei Conti Alterati – infatti il predetto Ko veniva frodato dal suo banchiere di fiducia, Leng Chien, a sua volta ricattato da un ladro astuto, Kun-shan.
L’impavido Dee e l’audace Chiao Tai, abilissimi nei travestimenti, si fingono rapinatori e si mescolano alla banda del Caporale, capo della malavita di Wei-ping: è questa forse l’unica via per districare i nodi di una vicenda che intreccia amori illeciti, piani criminali e imbrogli finanziari. E grazie al fine intuito e alla capacità di sintesi del giudice Dee, non scevro di una certa ironia, si potrà ribaltare in maniera rocambolesca l’ipotesi più immediata per far venire a galla la verità.

Il paravento di lacca è una moderna detective story perfettamente calata nel misterioso e affascinante Celeste Impero: la ricostruzione storica è ben fatta e mai pesante, la scrittura di Robert Van Gulik sa essere a tratti divertente, a tratti piccante, e soprattutto avvincente.
Finito di leggere: sabato 24 dicembre 2022.
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