I DIAMANTI SONO PER SEMPRE di Ian Fleming
UNA CASCATA PER SEMPRE
I diamanti sono per sempre è il quarto romanzo della serie dedicata al celebre 007. Uscito nel 1956 in 12.500 copie e subito ristampato, segnò l’inizio della vera popolarità di Ian Fleming, in concomitanza con altri due fattori: la pubblicazione del romanzo anche sul Daily Express e la visita privata (ma molto pubblicizzata) a Goldeneye dell’allora primo ministro inglese Anthony Eden curioso di conoscere un autore ormai sulla bocca di tutti.
Stavolta la storia è ambientata nel mondo del contrabbando di diamanti. Questo commercio era diventato un’ossessione per Fleming: l’autore lo scoprì leggendo un lungo pezzo uscito nel 1954 sul Sunday Time a proposito di un traffico di preziosi fra New York e la Sierra Leone – ovvero gli stessi set che utilizzerà nel romanzo – e successivamente approfondì dedicandosi per quasi un anno a ricerche e interviste negli Stati Uniti. Questi studi preparatori sono stati raccolti nel saggio Il traffico dei diamanti. Ma il romanzo stesso è quasi un reportage romanzesco.

James Bond torna negli Stati Uniti spacciandosi per un corriere internazionale di diamanti. L’obiettivo è quello di sgominare la banda dei fratelli Serrafimo e Jack Spang, con tanto di tirapiedi (Shaddy Tree, Wint e Kidd su tutti). 007 può contare sulla complicità della Bond Girl più spiccia e sentimentale di tutte, Tiffany Case, anche lei corriere di diamanti e croupier per gli Spang, inizialmente “antagonista” e solo successivamente alleata della spia con cui rimane invischiata nel solito intrigo sentimentale. Fa ritorno il ricorrente Felix Leiter, amico di James ed ex agente della CIA, con un uncino al posto di una mano dopo la brutta esperienza in Vivi e lascia morire (leggi QUI la recensione), che ora lavora come investigatore privato per l’agenzia Pinkerton occupandosi del racket delle corse. Quando Bond prende un volo per Las Vegas, Felix gli mette accanto un’altra spalla, il tassista Ernie Cureo.
IL RITORNO DI SEAN CONNERY
Dopo cinque film Sean Connery aveva appeso lo smoking al chiodo, ma dopo l’infelice parentesi del modello australiano George Lazenby come sostituto, fu richiamato nuovamente per interpretare per la sesta volta (ma nel settimo film del franchise) la spia da lui resa iconica. In Agente 007 – Una cascata di diamanti (1971) di Guy Hamilton (lo stesso regista dietro al successo commerciale di Agente 007 – Missione Goldfinger) il capo dell’organizzazione criminale SPECTRE (non presente nel romanzo), Ernst Stavro Blofeld (già interpretato da Charles Gray in Agente 007 – Si vive solo due volte), nonché antagonista principale di Bond, sequestra e sostituisce Willard Whyte, ispirato al miliardario Howard Hughes.

L’adattamento, chiaramente, si prende moltissime libertà. Nel prologo Bond vendica la morte della moglie avvenuta nel precedente film. Ricevuta la missione da M, si incontra con Tiffany ad Amsterdam. Qui si ritrova faccia a faccia con il corriere che avrebbe dovuto sostituire, lo elimina e riempie il cadavere di diamanti da spedire a Los Angeles. In aeroporto incontra Felix, ancora agente della CIA e poi, letteralmente, il tutto prende una piega diversa con i sosia di Blofeld e il suo piano di sfruttare i diamanti per realizzare un satellite laser e distruggere le armi nucleari delle super-potenze mondiali.
Nel cast Jill St. John come Tiffany Case e Norman Burton come Felix Leiter. Il film segna anche l’ultima apparizione di Bruce Cabot (come Saxby, assistente di Whyte), protagonista del primo King Kong degli anni trenta. Segnaliamo che il motivo del film cantato da Shirley Bassey è stato interpretato in una versione in lingua italiana per i titoli di coda dell’edizione nostrana, cantata sempre dalla Bassey ma su testi di Gianni Bomcompagni e intitolata Vivo di diamanti.

CONCLUSIONI
Il viaggio di James Bond attraverso il Nevada è un pretesto per le maniacali descrizioni di Ian Fleming che non risparmia bar, ristoranti, alberghi, motel, autostrade e deserti americani. La sua penna precisa ricostruisce in maniera “diabolica” pure i crudeli rituali e le infernali macchinazioni della malavita americana, un mix tra mafia e cattivi da western. La scrittura alterna bene l’ironia (ad esempio quando è il turno delle giocatrici alle slot machine di Las Vegas) all’adrenalina (ad esempio il furioso combattimento a Spectreville, la città fantasma ai piedi della massa scura delle Spectre Mountains).
Il libro tratta una materia insolita, non con la ferocia recente di Blood Diamond ma con una freddezza unica per i tempi. E soprattutto ci fa conoscere meglio un agente segreto pieno di fragilità, molto distante dal suo alter ego cinematografico.
Finito di leggere: venerdì 14 giugno 2024.
Nel salutarvi, vi invito a leggere I diamanti sono per sempre di Ian Fleming, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.