IL CASO CARTESIO di Daniele Bondi
IL LIBRO SU CARTESIO: UN CASO
La pubblicità de Il caso Cartesio vende il romanzo come “Un formidabile e avvincente thriller storico su uno dei più grandi misteri del ‘600“. Ci perdonerete se, una volta tanto, recensiremo il libro con mano pesante, ma le righe in questione trasudano un tale spocchia che ci domandiamo perché allora dovremmo esimerci noi dal dire le cose per come stanno realmente.
Daniele Bondi, giornalista pubblicista di Modena, ha vinto undici premi letterari (fra cui il Fiorino d’Argento al Premio Firenze), plurilaureato (Economia e Filosofia, più un Master in Programmazione Neuro-Linguistica), è l’ideatore e fondatore di una realtà unica in Italia e nel mondo: il Mind Training Institute (MTI), il Centro Studi, Ricerche e Formazione per l’Espressione del Potenziale Umano. Insieme al Gruppo Rusconi ha portato pubblicato in libreria anche il thriller Crimini a Little Italy (2017), ma noi ci soffermeremo sul sopracitato romanzo.
TRE LINEE TEMPORALI
Il caso Cartesio si muove su tre distinte linee temporali. Nella prima (dicembre 1649-febbraio 1650) il grande filosofo e matematico francese René Descartes, o meglio Renato Cartesio (“cogito ergo sum“, ricordate?), uno dei pensatori più scomodi e rivoluzionari del suo secolo (tanto da essersi fatto moltissimi nemici), originario di quella terra d’Olanda così libera di pensiero, accetta l’invito a Stoccolma da parte di Cristina regina di Svezia: pare infatti che la sovrana voglia convertirsi dal Luteranesimo al Cattolicesimo e abbia bisogno di lui. In epoca di Controriforma il Papa manderebbe a segno un fantastico colpo contro i protestanti se convertisse la sovrana. Cartesio, come e più di tutti gli stranieri, è però inviso a tutti gli svedesi a corte, con particolare menzione degli ottusi grammatici. Questa parte del racconto soffre della presenza di una folla di cattivissimi che vogliono morto Cartesio (non si limitano a volerlo uccidere, ma intendono addirittura farlo soffrire come a sostituirsi alla punizione divina) e i cui nomi finiscono per diventare intercambiabili dal momento che i progetti di tutti loro sono i medesimi.

Nella seconda linea temporale (dicembre 1653-dicembre 1654) seguiamo le indagini del conte Raimondo Montecuccoli, generale dell’Impero asburgico, condottiero a riposo che medita ancora sulla sconvolgente res cogitans di Cartesio. Tutto fila liscio finché non viene incaricato (nientemeno che dall’imperatore Ferdinando III d’Asburgo) di organizzare le tappe della conversione della regina Cristina di Svezia (la quale, in conseguenza di questa scelta, dovrà abdicare al trono) e della sua entrata solenne a Roma. Succede però che il generale viene a conoscenza di alcuni dettagli sulla morte di Cartesio: per tutti è stato stroncato da una polmonite a Stoccolma ma forse è stato assassinato, e così adesso i suoi libri messi all’indice potrebbero essere rivalutati. Le Meditazioni cartesiane avevano introdotto la logica in ambito religioso, cosa accettabile ancora per i cattolici, ma sacrilega per luterani e calvinisti, infatti in quel periodo si respira fortemente il contrasto acceso fra il libertinismo dettato da un lato dalla teoria della predestinazione dei protestanti e dall’altro dallo scetticismo del metodo cartesiano. Purtroppo le parti dedicate al generale Montecuccoli, per quanto siano le più interessanti, sono anche le più frettolose.
OGGI
L’ultima linea temporale ci riporta ai giorni nostri (o più per l’esattezza dal febbraio al marzo 2009, anche se il libro è uscito nel 2011 – ovviamente perché nel 2009 ricorreva il IV centenario della morte di Montecuccoli). Il punto di vista si lega a quello di Elisabetta Palatini, dottoranda in filosofia presso l’Università di Parma (nello stesso ateneo l’autore ha conseguito il medesimo titolo), che invita Thomas Doyle, professore di filosofia presso la Oxford University, a partecipare come relatore a un convegno su Cartesio. In realtà la giovane ricercatrice di Parma ha messo le mani su un documento (o meglio metà documento) che potrebbe far emergere un complotto politico-religioso ordito ai danni di Cartesio, e vorrebbe coinvolgere in questa ricerca nientemeno che il cattedratico di Oxford. Quel documento non è altro che la rivelatoria lettera scritta dal generale Montecuccoli a Papa Innocenzo XI. Altro dato biografico che accomuna l’autore alla protagonista: sono entrambi originari di Pavullo, dove sorge il castello Montecuccoli, appartenuto a quel generare dimenticato dalla storia e che reclama giustizia, paese dove si tengono i festeggiamenti proprio per il IV centenario dalla morte.
L’obiettivo di Elisabetta è quello di portare prove sufficienti perché il Musée de l’Homme si convinca a sottoporre il cranio di Cartesio lì conservato all’esame dell’assorbimento atomico e dimostri una volta per tutte che il filosofo è stato assassinato. Doyle fa il casanova e non la prende sul serio, almeno finché un ladro non si insinua nottetempo in casa della ragazza per sottrarle il manoscritto. Il conseguente piano di Doyle allora non è dissimile da quello di Nicolas Cage in National Treasure (2007): se nel film Cage rubava la Dichiarazione d’Indipendenza per proteggerla dai veri ladri, nel libro Doyle propone di trafugare il cranio per condurre il test atomico e quindi restituirlo al Museo. Un cranio rigorosamente senza cervello, ergo senza quello Cartesio non è più. Per riuscire nell’impresa i due novelli criminali viaggiano in giro per il mondo come in un film di James Bond, o meglio come nelle pagine de Il codice Da Vinci, anche se il mistero nel romanzo di Dan Brown era sicuramente più intrigante.

Purtroppo le parti dedicate alla timida, bugiarda, frustrata dottoranda, colpevole fra le altre cose di una ingenuità sconcertante (fino ai limiti del tollerabile se non del perdonabile) spazzano via tutti gli anni ’90 di animazione Disney in cui si cercava di delineare un tipo femminile in aperta ribellione con le figure genitoriali e attratta da amori sbagliati, per ricadere tristemente nello stereotipo della sprovveduta principessa da salvare delle fiabe action.
GHOST
L’alternanza delle tre storie è pressoché matematica, cadenzata capitolo dopo capitolo. Sono tutte scritte in terza persona tranne la sezione moderna, nella quale l’autore maschio si cala nei panni della protagonista femminile. In definitiva questa terza parte è talmente diversa dalle prime due che sembra scritta da un altro autore, un ghost writer. Chiunque esso sia ringraziamo almeno per l’utile indice iniziale dei personaggi principali e per la nota finale, che ci consente di ricostruire la verità dei fatti storici.
Cosa de Il caso Cartesio ha (come se ciò non bastasse) suscitato la nostra antipatia? E’ presto detto. Lo stile letterario, supportato da uno studio approfondito della materia trattata, comunica una ricerca della perfezione “da scuola di scrittura” che rasenta il manicale tanto da stordirci spesso con le sue fredde pennellate. Sorprende infatti che il metodo con cui venga scelto di trattare il filosofo dubitante per eccellenza rasenti invece una onnipotenza che non lascia adito a dubbi e incertezze, peccando finanche di onniscienza quando il narratore ci anticipa eventi futuri dei personaggi in gioco e con ciò rovina la sospensione dell’incredulità in favore di una narcisistica presa di consapevolezza per il lavoro fin qui svolto.

MA PERÒ
A questo punto anche errori come “ma però”, persino messi in bocca a personaggi stranieri (e quindi lo strafalcione potrebbe essere intenzionale), non vengono percepiti come sottigliezze, proprio perché di sottigliezze questo lavoro è davvero privo soprattutto quando pensa di averne infilate fin troppo. Per non parlare di tutto il lato thriller: l’idea dei ladri improvvisati non è niente male, ma neppure una giovane marmotta avrebbe definito i dettagli vitali del piano solamente alla vigilia della messa in opera. Vogliamo poi parlare di quando i due ladri si rivolgono a una normale truccatrice per assumere identità falsa e la pagano nientemeno che con la carta di credito? O ricordare che quando lei si consegna per coprire la fuga del complice dà delle generalità false e i poliziotti non le chiedono nemmeno un documento d’identità? C’è da restare basiti. Per non dire del “grande colpo“, il più anti-climax di tutte le storie di rapina. Sorvoliamo volontariamente sulla conferenza finale che ci rivela come non solo la missione della nostra squadra di eroi avrebbe potuto concentrarsi su obiettivi più semplici da raggiungere, ma addirittura è del tutto inutile in quando necessita di ulteriori conferme…
Ovviamente anche le altre linee temporali fanno spesso cascare le braccia (per fortuna in misura inferiore): da Cartesio che nel letto di morte dichiara che molte delle opere da lui scritte verranno comprese in futuro quando “verranno contestualizzate nel suo periodo storico” all’eccessiva sintesi da testo scolastico con il quale viene trattata la missione diplomatica di Montecuccoli (che da sola offriva lo spunto per una micidiale spy story a sfondo storico).
E se anche il narratore facesse ammenda (l’autore non la prenda sul personale, noi è con il narratore che ce la prendiamo), non abbiamo ancora parlato dei dialoghi banali e irrealistici che riflettono personaggi molto meno che monodimensionali.

CONCLUSIONI
Il consiglio che ci sentiamo di dare all’autore è quello di lasciar perdere il mondo nozionistico e invece concentrarsi sulla vera emozione che porta un autore o un lettore a iniziare e concludere un romanzo, quella che non si può controllare, quella che è innata e che ti fa sentire vivo, creatore e creato.
Altrimenti rischia di assomigliare irrimediabilmente al suo macchiettistico protagonista femminile, quasi interamente concentrato sull’estetica e sull’amore come neanche le eroine romantiche, come se invece i maschi non lo fossero mai e le donne lo fossero sempre, definite soltanto da quello… Il rischio appunto è quello di diventare quello che non ha corrispettivo nella realtà, un prodotto freddo anziché materia viva.
Finito di leggere: venerdì 10 dicembre 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Il caso Cartesio di Daniele Bondi, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.