A SANGUE FREDO di Truman Capote

A SANGUE FREDO di Truman Capote

L’ULTIMO CAPOTE

Il 15 novembre 1959 nella cittadina di Holcomb, in Kansas, un proprietario terriero, sua moglie e i loro due figli vengono trovati brutalmente assassinati. A capo dell’inchiesta c’è l’agente Alvin Dewey, la cui indagine può contare su due sole impronte. Truman Capote (già all’epoca famoso, non solo per la  sua vita da dandy ma anche per Colazione da Tiffany) si reca sul luogo dell’omicidio in compagnia della sua amica d’infanzia, la scrittrice Harper Lee (l’autrice de Il buio oltre la siepe, e a cui Capote dedica il volume che abbiamo tra le mani). Mentre ricostruisce l’accaduto, le indagini portano alla cattura, al processo e infine all’esecuzione dei colpevoli Perry Smith e Dick Hickock.

Non appena il reportage viene pubblicato, prima a puntate nel 1965 sulla rivista The New Yorker (dove Capote aveva cominciato a lavorare come fattorino a diciotto anni) e in volume l’anno successivo (gli sono serviti diversi mesi per la stesura definitiva), Truman Capote diventa (con quello che è il suo ultimo lavoro compiuto) una vera celebrità. Da noi tutte le sue opere sono pubblicate da Garzanti, compreso questa, con una prefazione di Andrea Vitali e considerazioni a margine (finali) di Alberto Rollo.

A sangue freddo_Libri Senza Gloria
A sangue freddo_Libri Senza Gloria

E’ NATO UN GENERE

Ancora oggi A sangue freddo viene considerato rivoluzionario e affascinante, un mix di abilità giornalistica e potere immaginativo, il libro inaugurale di un nuovo genere letterario. Difatti Capote adotta i moduli narrativi tipici del romanzo di finzione per raccontare i fatti effettivamente avvenuti: è qui che nasce il genere cosiddetto non-fiction novel.

Da una parte riporta fedelmente (per quanto possibile) testimonianze, lettere, articoli di giornale, dichiarazioni ufficiali (epurando il tutto, immaginiamo, di errori grammaticali) e mette a nostra disposizione un collage che deve essere stato d’ispirazione per Stephen King e il suo Carrie (leggi QUI la recensione). Un lavoro che deve essere stato molto più facile (si fa per dire) nell’era digitale per Nicola Lagioia (che, come Capote, ha avuto contatti con uno dei due colpevoli) con il bellissimo La città dei vivi (leggi QUI la recensione). Capote si serve di questi materiali per variare il ritmo interno dei pochissimi e (altrimenti) interminabili capitoli.

Truman Capote (1924 – 1984)

Dall’altra parte, prima viviamo un impressionante montaggio alternato che oppone i carnefici alle vittime nelle ore che precedono il massacro, e nel secondo tempo assistiamo all’identificazione dei colpevoli del crimine più atroce nella storia del Kansas e alla conseguente caccia all’uomo come in un thriller all’ultimo respiro. Infine abbiamo gli interrogatori dei due psicopatici (Perry, menomato e irascibile, che sognava una fuga in Messico e una vita sullo stile de Il tesoro della Sierra Madre; e Dick, giovane con tre matrimoni alle spalle e soggetto a repentini cambi d’umore), che temono di essere messi all’Angolo (come si dice nelle prigioni del Kansas, ovvero essere condannati a morte), e una disamina dell’effetto che questo quadruplice omicidio di provincia ha avuto sulle persone coinvolte e sulla giuria.

AL CINEMA

Ne sono stati tratti quattro film. Il primo è del 1967, un classico di Richard Brooks candidato agli Oscar, scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso perché “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo“, e considerato dall’American Film Institute l’ottavo miglior dramma giudiziario di sempre. Il secondo è un film televisivo di metà anni ’90 diretto da Jonathan Kaplan (candidato due volte all’Orso d’oro di Berlino per Sotto accusa e Due sconosciuti, un destino).

Philip Seymour Hoffman è Truman Capote

Il terzo, Truman Capote – A sangue freddo (2005) di Bennett Miller, si concentra maggiormente sul lavoro di ricerca svolto dall’autore in preparazione del suo romanzo, e che valse al compianto Philip Seymour Hoffman l’Oscar al miglior attore per la sua interpretazione di Truman Capote (è identico nella voce, nei gesti, persino nel modo di fumare). L’anno seguente uscì una nuova versione: Infamous – Una pessima reputazione di Douglas McGrath con Toby Jones (Truman Capote), Sandra Bullock (Harper Lee), Daniel Craig (Perry Smith) e Sigourney Weaver. Il film è in realtà tratto da un libro di George Plimpton del 1997 che narra sempre il lavoro di approfondimento di Capote, ma da un punto di vista leggermente diverso, e inevitabilmente la critica lo accostò al grande successo del lodato film con Hoffman.

CONCLUSIONI

Lettura impegnativa e insieme godibile, A sangue freddo offre diversi spunti di lettura, affatto scontati, come il dibattito sulla pena di morte, l’origine della devianza e la natura della violenza. Nonostante il successo degli anni ’70, il libro è stato accusato di voyeurismo morboso. Eppure l’autore non dà mai giudizi, la sua indagine psicologica ricostruisce i fatti lasciando che sia il lettore a farsi un’opinione. E la ricostruzione della periferia del Kansas si fa affresco di un intero Paese, così come un lontano crimine diventa l’impietosa radiografia dell’intero sogno americano.

Finito di leggere: martedì 21 febbraio 2023.

Nel salutarvi, vi invito a leggere A sangue freddo di Truman Capote, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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