IL RACCONTO DELL’ANCELLA di Margaret Atwood vs La serie TV
Distopia
Il racconto dell’ancella viene scritto a partire dal 1984 e pubblicato nel 1985. La storia è ambientata in un prossimo futuro, o meglio ancora in un what if alla Pixar (leggi la recensione di 4 3 2 1 di Paul Auster sul what if dell’interno Novecento) ovverosia una versione alternativa degli anni Ottanta.
Stando alle speculazioni dell’autrice Margaret Atwood le radiazioni atomiche hanno fatto si che nel Nordamerica si instaurasse rapidamente una teocrazia totalitarista che passa sotto il nome di Repubblica di Galaad. Una dittatura militarizzita e altamente gerarchica che ha istituzionalizzato un certo tipo di prostituzione servendosi del (asservendo il) corpo femminile.

Dopo avere spogliato di ogni diritto civile le donne ancora fertili, per fare fronte al calo delle nascite le ha rese schiave in virtù del loro potere biologico (potere che non è sinonimo di emancipazione), e le ha chiamate Ancelle.
Le impotenti ancelle perdono i loro nomi di prima e assumono il patronimico che si compone della preposizione semplice di e del nome di battesimo del gerarca cui vengono assegnati per la procreazione coatta. A esempio: Diwarren, Diglen, Difred, ecc. Una aberrante costrizione tanto più crudele quanto è compiaciuta. Ogni deviazione dal canone è punita nel modo peggiore.
Il resto del mondo è ancora libero e in parte immutato: pensate che turisti giapponesi vengono a visitare questo mondo fatto di maschi conservatori e femmine oppresse, incuriositi dalle fantomatiche Ancelle che desiderano immortalare nei loro scatti fotografici.
Il collegamento con il leggendario capolavoro di George Orwell non è solo nella inquietante coincidenza delle date (1984) e nel tema angosciante, ma anche in uno stile di scrittura superbo.

Il profeta Giacobbe
La disparità fra generi si era palesata con i roghi dei libri, dei trucchi femminili e dei vestiti audaci come già fatto dai nazisti e come pronosticato nella distopia di Ray Bradbury in Fahrenheit 451. Dopo è venuta la persecuzione vera e propria. Dove non tutti i libri sono proibiti.
Il nuovo regime vetero-testamentario trova infatti fondamento nel passo della Bibbia (Genesi 30, 1-4) in cui la moglie Rachele invita il profeta Giacobbe a unirsi alla sua serva per darle un figlio. Passo riportato all’inizio del romanzo e ripetuto allo sfinimento nell’omonima serie tv di cui parleremo a breve.

Ogni altra confessione religiosa non di ispirazione biblica e compreso il cattolicesimo è bandita dalla nascente Repubblica. Alle Ancelle è ovviamente proibito leggere qualsiasi libro, compresi i testi religiosi.
I passi della Bibbia recitati dai ranghi alti sono tanti quanto lo sono le frasi cerimoniali del nuovo mondo: “Sia benedetto il frutto” al quale si risponde “Possa il Signore schiudere”; il saluto “Sotto i Suoi Occhi” e via di questo passo.
Colori (parte I)
I colori rivestono una funzione cruciale per la rigida organizzazione del nuovo mondo.
Le Ancelle vestono fino ai piedi di rosso che è il colore delle mestruazioni, e per copricapo hanno una sorta di paraocchi dalle vele bianche che ne limita il movimento cervicale e il campo visivo. Si muovono a coppie perché è più semplice sorvegliarsi a vicenda. Le uniche passeggiate concesse in questi ambienti grigi e squallidi sono quelle per andare a far la spesa da Latte e Miele o da Carne.

Alle donne più anziane e non più feconde viene data una divisa color marrone e concesso il ruolo di indottrinare le Ancelle in qualità di Zie.
Le donne sterili sono dette Nondonne, vengono vestite di grigio e esiliate sulle Colonie. Queste sono delle specie di prigioni raggiungibili via mare)ì dove ripuliscono rifiuti tossici o raccolgono lana e cotone. Insieme a loro ci sono altri uomini, come preti o medici abortisti allontanati dal sistema, che vengono anche loro umiliati con le vesti grigie.
I peggiori criminali sono però considerati gli stupratori, i quali vengono giustiziati tramite lapidazione (tra un suono di fischietto e l’altro della Zia di turno) da scatenate Ancelle nelle cerimonie dette Rigenerazioni. Le teste dei cadaveri vengono coperte da sacchi bianchi, e loro appesi come monito per mezzo dei ganci al Muro.
Colori (Parte II)
Gli uomini che non sono tanto fortunati da essere Comandanti (equivalenti ai gerarchi) si dividono in altre sottospecie. Abbiamo i Custodi armati che si occupano anche delle pulizie. Ci sono gli Angeli quasi sempre di spalle e con le armi puntate verso l’esterno. E ci sono gli Occhi che rappresentano la polizia segreta.
Non a caso il simbolo onnipresente nella Repubblica di Galaad è un grande occhio alato di stampo massonico. Qui il richiamo al Grande Fratello di Orwell smette di essere una semplice coincidenza per chi ancora ci credesse.
Per quanto protetti dal rigido sistema di caste quasi nobiliari, anche i Comandanti non sono esenti da purghe nel caso “la facessero fuori dal vaso”.

Gli uomini di classe inferiore si sposano alle Economogli con le loro vesti multicolore. Le Mogli, dagli abiti azzurri e riccamente ricamati, vanno ai Comandanti, e trascorrono le giornate a fare le maglie con i ferri e a dividere la casa con le Marte, donne vestite di verde smorto, cui sono affidate le incombenze domestiche. Cora e Rita sono le Marte addette alla cucina della casa dove viene spedita la protagonista.
I matrimoni di gruppo fra i figli biancovestiti vengono invece combinati nei cortili aperti durante le Precivaganze.
Linee
Il racconto dell’ancella, pur scritto in prima persona, segue tre diverse linee narrative.
1. Linea orizzontale. Capitoli di lunghezza medio-piccola numerati in sequenza da numeri arabi che raccontano in ordine cronologico la “nuova” vita dell’Ancella protagonista.
2. Linea verticale. Capitoli di lunghezza medio-grande numerati in sequenza da numeri romani che racchiudono e suddividono in macro-paragrafi la prima linea di racconto. I capitoli intitolati “Notte” sono quelli più frequenti dovendosi alternare alla cruda quotidianità dell’Ancella in casa del suo Comandante.
3. Linea trasversale. I cosiddetti flashback. Non seguono un’unica linea ma ben tre che si alternano costantemente. Ci sono i ricordi della piccola June, alle prese con una madre femminista e contestatrice, e collocati in un mondo ormai remoto. Ci sono i ricordi della donna June, sposata a Luke e madre di una bella bimba, e collocati in un mondo prossimo alla Caduta. Infine ci sono i ricordi della June che ha perso il suo nome, è stata trasformata in Ancella e sottoposta al duro addestramento delle severe Zie nei giorni subito successivi alla Caduta.
Adattamenti
Dal romanzo della Atwood è già stato tratto negli anni ’90 un primo adattamento cinematografico di genere thriller sci-fi dalle sfumature erotiche-melò, a dire il vero poco noto, seppur su sceneggiatura di Harold Pinter (Premio Nobel per la Letteratura nel 2005).

Il racconto dell’ancella per la regia di Volker Schlondorff fa affidamento su un cast pazzesco capeggiato da Natasha Richardason (la figlia di Vanessa Redgrave era subentrata a Sigourney Weaver poco prima delle riprese), Robert Duvall (Comandante Fred) e Faye Dunaway (Serena Joy, la Moglie del Comandante).
Ma è la pluripremiata serie del 2017 (otto Emmy fra cui i pesantissimi miglior serie drammatica, migliore attrice protagonista e non protagonista, migliore regia e migliore sceneggiatura) ordinata dal servizio internet di video su richiesta Hulu (in Italia disponibile sul servizio on demand di TIMvision) ad aver fatto tornare attuale una parabola che in realtà non ha mai smesso di esserlo.
Oggi più di ieri: nell’era del patriarcato di Trump e della sottomissione femminile ancora vigente in Arabia Saudita, il romanzo si trova edito con una nuova copertina da Ponte alle Grazie (la prima uscita italiana risalente al 1988 era a cura di Mondadori) e tradotto da Camillo Pennati.
Differenze con la serie (parte I)
Anzitutto si segnala una variazione nella trascrizione e pronuncia della coercitiva Repubblica: non più Galaad ma Gilead.
Difred è Elisabeth Moss, poliedrica attrice sempre strepitosa in ogni differente ruolo che le viene affidato, dall’impacciata ma grintosa Peggy Olson che l’ha fatta conoscere in tutto il mondo grazie a Mad Men sino alla problematica investigatrice di Top of the Lake – Il mistero del lago scritto e diretto da Jane Campion, la cui seconda stagione è stata presentata nientemeno che a Cannes 2017.

Dai flashback nel libro apprendiamo che “nel tempo che era” (quando si chiamava June) una disperata cercò davvero di rubare la figlia sua e di Luke. Non in ospedale dopo il parto (come nella serie) ma al supermercato prendendola dal carrello.
Assistiamo al momento in cui June perse il lavoro e la possibilità di lasciare il paese lo stesso giorno insieme a tutte le cittadine USA. Le parole imbarazzate e laconiche del suo principale sono le stesse espresse dall’attore in tv, solo che non è un fantozziano mega-direttore ma il responsabile della Biblioteca.
Differenze con la serie (parte II)
Per quanto riguarda Luke, non appena vengono trasferiti sul suo conto anche i soldi di June, le promette di prendersi cura di lei, ma sono soli, e l’autrice evita l’invettiva femminista che nel libro invece Moira riserva alla sola June.
Se confrontato alla serie, assistiamo in maniera sparsa e poco chiara al tentativo di fuga da parte di Luke e June, al passaporto contraffatto mostrato alle guardie dell’ufficio immigrazione e poi ai tizi che strappano la figlia alla madre.

Serena Joy (Yvonne Strahovski che ricordiamo ancora per il suo ruolo in Dexter), la Moglie del Comandante Fred Waterford (Joseph Fiennes) alla cui casa è assegnata June diventando semplicemente Difred, nel romanzo era un volto televisivo prima della Caduta e non una scrittrice di ispirazione femminista. La sua velata minaccia a June non si manifesta con una visita al centro dove tengono la figlia, ancora viva e vestita di bianco, ma mostrandole una fotografia.
La storyline di come Serena Joy faccia nascere la liaison fra June e Nick (il Custode di casa Waterford, interpretato da Max Minghella) e maniera in cui il marito inviti segretamente June nel suo studio per giocare a scarabeo e scambiarsi baci clandestini, sono riprese abbastanza fedelmente dall’adattamento televisivo sebbene risequenzializzate. Compreso il ritrovamento dell’incisione latina “Nolite te bastardes carborundorum” che aveva tracciato la precedente Ancella prima di impiccarsi.

Altri personaggi (parte I)
Janine Diwarren non è una pazza guercia. Janine è invece una solerte Ancella che non si innamora del suo Comandante e non si butta giù da un ponte. Suo però è il Partogiorno che ci viene descritto come nella serie. Le Ancelle vengono chiamate a raccolta, fatte sedere sulle panche di un furgoncino chiamato Partomobile e condotte ad assistere alla gravidanza di Janine sullo Scranno da Parto, e fra le gambe della Moglie del Comandante Warren.

Angela, la figlia di Janine, avrà vita breve e lei sospettata di avere avuto il bambino non dal Comandante Warren ma da uno dei medici che, deputati al mensile controllo di fertilità, spesso e volentieri ne approfittano per stuprare le ragazze. Poco sorprende quindi che effettivamente abbia avuto luogo quell’insana scenata di Janine nottetempo nel refettorio del Centro Rosso dove subiscono l’indottrinamento da parte delle Zie.
Altri personaggi (parte II)
Nel romanzo della Atwood, Moira non è una donna di colore ma ha i capelli neri e le lentiggini. Incline comunque alla ribellione, dispensa frasi ingiuriose nei confronti delle Zie e della nuova società di Galaad. Si scambia intimità con June, amiche da prima della Caduta, toccandosi l’un l’altra le dita attraverso il foro negli scompartimenti del bagno. Ribelle fino in fondo, Moira è l’unica che inganna Zia Elisabetta e che riesce a fuggire. Se nella serie Hulu il suo riscatto è completo, nel libro la ritroviamo a marcire dentro Gezebele, il club per funzionari e delegazioni commerciali dove si pratica liberamente la prostituzione e i Comandanti si divertono lontano dalle Mogli.

Diglen è più paffuta rispetto alla sua controparte televisiva (l’attrice Alexis Bledel di Una mamma per amica, anche lei premiata con un Emmy). Accompagnando June nelle passeggiate quotidiane da questa parte del Muro, Diglen si mostra essere il vero tramite con la ribellione. La parola d’ordine per i clandestini rimane Mayday, che è il nome dell’organizzazione paramilitare di rivoltosi, che si distingue da Femininstrada, che si occupa solo di salvataggi. Finché un giorno Diglen viene scoperta e si impicca. June, che non lo sa, deve superare lo smarrimento di incontrare al posto suo la nuova Diglen per accompagnarsi a fare la spesa.
Il Comandante non è affatto attraente, e la June del libro non subisce lo stesso fascino di Elizabeth Moss di fronte a Joseph Fiennes.
Luke non si trova oltre il confine ad attendere il ritorno della moglie né a ricevere Moira una volta liberatasi. Piace pensare che il Canada sia ancora uno stato libero, dove tutte vogliono emigrare. Il Canada che è la patria di Maragareth Atwood.

Cosa aspettarci dalla seconda stagione
Dato che la prima stagione sella serie tv finisce esattamente dove si conclude il romanzo, ma senza il minimo accenno a una possibile ribellione al sistema, e dati gli scarsi approfondimenti e i vaghi riferimenti che la Atwood propone del suo regime (ama dilungarsi maggiormente sulle emozioni e sugli ambienti), è lecito chiedersi dove ci porterà la seconda stagione.
Da quello che ci è dato sapere dalle sparute anticipazioni sui prossimi 13 episodi orchestrati dallo showrunner Bruce Miller avremo a che fare con due archi narrativi molto importanti: da una parte la gravidanza di June, dall’altra la rivolta delle Ancelle.

Finora nella serie tv è mancato un personaggio fondamentale per i flashback del romanzo. Parliamo della mamma di June, femminista aggressiva che non sarebbe per nulla contenta di questa nuova “cultura delle donne”. Da quel che sappiamo, la mamma di June ha preso il grigio (scusate, non ho resistito), ovvero è stata mandata a spalare cadaveri alle Colonie
Non si è ancora fatta menzione delle Pergamene dell’Anima, un negozio dove alcuni rulli tipografici consistono alle Mogli di stampare in automatico preghiere personalizzate.
Azzardiamo prevedendo il possibile svilupparsi di flashforward in abbinamento ai classici flashback, una strada già tentata con molte difficoltà nelle ultime stagione di Lost. “Cartoline del futuro” per scoprire le quali è bene proseguire con il prossimo paragrafo.
UPDATE: Ora che la seconda stagione è terminata e attendiamo la terza, possiamo dire di avere azzeccato la metà delle nostre ipotesi. Niente Pergamene dell’Anima e niente flashforward, ma abbiamo avuto la mamma di June e le Colonie. Adesso, per il prossimo anno, vogliamo che June liberi finalmente sua figlia e che sia invece Serena ad aprir le danze della ribellione!
Lascito
Nelle ultime disturbanti venti pagine, la scrittura intimista della Atwood lascia il passo a una fredda e retroattiva analisi della quasi dimenticata e perversa dittatura di Galaad dove la specie maschile aveva ridotto quella femminile a un mero strumento atto alla sopravvivenza del genere umano.
Viene riportata nella conclusiva e metanarrativa nota storica la trascrizione della relazione fatta dal Professore James Darcy Pieixoto, nonché direttore degli archivi dei secoli appena trascorsi, presso l’Universita di Cambridge in occasione degli Studi Galaadiani nell’anno 2195. Ecco dove la seconda stagione potrebbe collocare i suoi flashforward!

Ripercorrendo il cosiddetto periodo galaadiano, fra un applauso e una risata dell’auditorio, l’esimo professore analizza i nastri registrati da Difred e rititolati “Il racconto dell’ancella” in riferimento a The Canterbury Tales di Geoffrey Chaucher. Si pensa siano da localizzare a Bangor, nel Maine, e qui c’è da saltare sulla sedia. Perché Bangor è il luogo preferito di Stephen King dove ambientare i suoi incubi migliori.
Secondo la blanda ricostruzione fatta nel futuro, June si è salvata espatriando in Canada e infine in Inghilterra grazie a una squadra Mayday. Cioè l’organizzazione di cui faceva segretamente parte anche Nick, già Custode e Occhio, poiché June aspettava un bambino proprio da Nick. Il Comandante Fred Waterford viene fatto fuori in un pogrom per avere dato ospitalità a Nick.

Conclusioni
Nonostante priva del cinismo tipico delle moderne serie tv, la scrittura asciutta di Margaret Atwood (cinque volte Premio Pulitzer) valica i confini della classica fantascienza per puntare tutto su atmosfere claustrofobiche e angoscianti.
Come tutti i migliori romanzi di fantascienza la sua prosa lenta e magnetica è più che una critica è una riflessione su diversi livelli. Sociologico, storico, politico, ecc. Non per nulla ha dovuto fare i conti con la censura ai tempi della prima uscita (Il racconto dell’ancella venne proibito in diverse scuole superiori).
Dopotutto, la Atwood ci fa sapere che quando la democrazia del sogno americano viene soppiantata dal puritanesimo fondamentalista, la speranza continua a serpeggiare nel tracciato della paranoia…
Nel salutarvi, vi invito a leggere Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: mercoledì 18 Aprile 2018.