IL VIAGGIO DELL’EROINA di Maureen Murdock

IL VIAGGIO DELL’EROINA di Maureen Murdock

L’EROINA

Il saggio Il viaggio dell’Eroina nasce in risposta al celeberrimo Il viaggio dell’Eroe di Christopher Vogler, già reinterpretazione del più mitologico L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell, ovvero quel manuale, anzi bibbia, per tutti gli autori che si misurano con la scrittura di storie per film e serie tv. La premessa è che quel percorso di prove e confronti con il mondo esterno per conquistare una nuova consapevolezza di sé, possa non essere altrettanto valido per la donna, alla quale è riservato tutt’altro itinerario.

L’autrice, Maureen Murdock, è una educatrice e psicoterapista di estrazione junghiana che ha pubblicato diversi testi di taglio psicologico ma, per quanto ci riguarda in questo contesto, insegna scrittura presso la UCLA (l’Università della California – Los Angeles).

Se quello dell’Eroe è un viaggio lineare ma obbligato in dodici fondamentali tappe sequenziali, quello dell’Eroina è articolato in dieci fermate disposte in un ordine circolare, anzi ciclico (perché non finisce mai), che simbolizza il divino femminile. Pertanto le dieci fasi non sono consecutive e l’Eroina può trovarsi contemporaneamente in più di una: cosa che colloca il testo maggiormente come un manuale di auto-aiuto che non come saggio di scrittura vero e proprio.

Il viaggio dell'eroina_Libri Senza Gloria
Il viaggio dell’eroina_Libri Senza Gloria

LA MISSIONE

La missione, comunque sintetizzata per intero nell’introduzione, è quella di acquisire maggiore consapevolezza di sé per diventare una donna indipendente dalle influenze degli altri e, nella sua completezza, capace di unirsi all’altro. La lettrice d’elezione, per osmosi l’Eroina, è individuata nella stessa generazione del dopoguerra (anche chiamati “figli della guerra fredda“) cui appartiene l’autrice stessa: definite figlie del padre poiché si sono separate dal femminile, ovvero da quella Madre che incarna tutto ciò che l’Eroina non vuole diventare, e allontanandosi si sono identificate in primis con la figura del Padre. Il rapporto e la separazione madre/figlia sono talmente complicati che spesso nelle fiabe la figura della madre viene totalmente rimossa.

Interessante notare come questo nuovo viaggio inizi dove finisce quello dell’Eroe poiché si presume che l’Eroina abbia già raggiunto il vertice emulando le tappe del viaggio eroico maschile. Inevitabile allora la Chiamata, che si concretizza quando la vecchia personalità non va più bene e può emergere con un malessere fisico. Tra gli ostacoli del percorso troviamo l’Orco Tiranno dentro di sé (che perpetua il mito dell’inferiorità femminile), il Drago a Due Teste (che non fa sentire appagata una donna lavoratrice né apprezzata una madre) e il dono illusorio del successo che si manifesta con il non essere “mai abbastanza“: tutti elementi che spingono l’Eroina a imparare a “dire No“.

A questo punto l’Eroina smette di giocare secondo le regole patriarcali e capisce che è arrivato il momento di “essere” anziché “fare“: per raggiungere lo scopo inizia una discesa in cui dovrà cercare nuovi alleati e nuove linee guida (in alternativa a quelle patriarcali) per reclamare la sua Dea interiore e riconnettersi col femminile. Il viaggio di ritorno verso la parte femminile è una fase di accettazione del proprio essere donna, riprendendo possesso e cura delle proprie parti rimosse: il punto culminante si riscontra nella ricucitura dello strappo madre/figlia, quel “peccato originale” che l’aveva separata dal suo femminile interiore. Solo allora la donna potrà fare tesoro di quanto appreso fin ora, e lo armonizzerà con le nuove abilità raggiunte. In questo senso avviene la sacra riconciliazione degli opposti, la perfetta integrazione tra maschile e femminile, che si esplica nel raggiungimento di un equilibrio fisico e mentale.

CONCLUSIONI

Quando la Murdock ricorda di aver visto un film, non cita il titolo e preferisce rifarsi ai miti perlopiù greci (ma anche celtici e sumeri), da quello di Ifigenia a quello di Persefone. Riporta aneddoti personali, sogni e dettagli biografici, più che il corpus mondiale delle favole (dove effettivamente le Eroine ci sono) prende in esame i casi di molte pazienti e clienti. La prospettiva d’analisi dunque cambia, non si riferisce più a differenti corpus di storie popolari e localizzate per rintracciare un inconscio collettivo trasversale, bensì utilizza i moderni strumenti della psicoanalisi per ricostruire e ipotizzare una più ampia trama sottesa a molte, non tutte, le donne. Le sue pazienti sono infatti sicuramente rappresentative dell’età moderna ma pur sempre limitate all’aria occidentale, delimitata geograficamente e ascrivibile a un determinato status e classe sociale (quelle che negli anni ’80 potevano permettersi una psicologa, e non temevano i giudizi esterni).

Mi sembra che questa indagine, utile come percorso spirituale per l’introspezione personale e come profondità emotiva per la crescita culturale, sia più interessata a tracciare una panoramica sulle complessità psicologiche dell’essere umano. Ma quando la Murdock usa il “noi” è una prima persona plurale rivolta alla sola comunità femminile, come escludendo il lettore di altro genere.

Se, come riporta l’autrice, Campbell ha sbagliato nel dire che l’Eroina deve limitarsi ad aspettare che arrivi l’Eroe, noi crediamo anche che il fantomatico Viaggio dell’Eroe sia anche già di per sé un Viaggio dell’Eroina. Un viaggio, ancor più precisamente, Gender Fluid.

Finito di leggere: giovedì 10 luglio 2025.

Nel salutarvi vi invito a leggere Il viaggio dell’Eroina di Maureen Murdock, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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