LUPO MANGIA CANE di Martin Cruz Smith
L’ENIGMA DELLA CAMERA CHIUSA
Lupo mangia cane è il quinto romanzo con protagonista l’indimenticabile e incorruttibile Arkady Renko, ispettore della polizia criminale di Mosca, che era già stato consacrato dall’esordio in Gorky Park (1981). Questo è anche il romanzo che aveva consegnato al successo mondiale il suo autore Martin Cruz Smith, giornalista e scrittore californiano; di Gorky Park, da cui è stato tratto anche l’omonimo film, abbiamo già parlato QUI.
Con il suo inconfondibile impermeabile sgualcito Arkady Renko è uno dei pochi poliziotti bravi rimasti a lavorare per il governo, non avendo mai fatto il salto nel privato dove molti suoi colleghi più spregiudicati si sono arricchiti. In questo nuovo bestseller, da “avanzo” della Russia sovietica qual è, Arkady si trova a indagare sul sospetto suicidio di uno dei cosiddetti “nuovi russi”. Pasha Ivanov, il capo della NoviRus, sembra essersi buttato giù dal suo appartamento in un lussuoso grattacielo, impenetrabile per chiunque: Smith ci propone la modernizzazione di uno dei più classici topos del giallo, “l’enigma della camera chiusa”. E in questa camera Ivanov si è lasciato dietro una misteriosa montagna di sale. Sale che in realtà nasconde cloruro di cesio e quindi si rivela altamente radioattivo alla verifica del dosimetro.

Se prima il pubblico ministero Zurin aveva chiesto ad Arkady di indagare sugli affari di Pasha, dopo la sua morte Zurin vuole mettere tutto a tacere. Ma quando il nuovo capo della NoviRus, il milionario Timofeyev, viene ritrovato morto dalla polizia di Kiev, le cose si complicano per i “nuovi padroni” della Russia. Arkady Renko, l’investigatore più scomodo e più tenace che ci sia, viene allontanato/mandato a indagare sul posto.
CHERNOBYL
Qui Arkady si sporca le mani con la vergogna sovietica più grande di sempre, il disastro di Chernobyl, perché è intorno alla “Zona di esclusione” che viene ritrovato il secondo cadavere. Zona che comprende la centrale nucleare, la vecchia città di Chernobyl e quella di Pripyat; un territorio frequentato da bracconieri, sciacalli, vagabondi, scienziati e vecchi residenti che mangiano cibo avvelenato e abitano villaggi dove tutti non fanno che ripetere che “i lupi mangiano i cani“. Ed è vero, forse perché i lupi considerano i cani come traditori dal momento che stanno al servizio degli umani. “Cane mangia cane” recita la vecchia massima, ma nella catena alimentare dei potenti, degli affaristi e dei corrotti vince il più forte, per questo c’è sempre un cane pronto a prendere il posto di un lupo, almeno finché un nuovo cane non verrà a insediare il suo trono.

Sono scene suggestive quelle che Smith ambienta nella Foresta rossa popolata da porcospini, cervi, topi e lupi radioattivi: una fauna che si è evoluta rapidamente, razze animali che non hanno più alcuna paura dell’uomo e che hanno ripreso il controllo della terra abbandonata. Per non parlare dell’effetto suscitato dagli anziani che tornano a vivere nelle città fantasma, senza che lo stato russo si opponga in quanto li considera ormai spacciati, privando addirittura loro la possibilità di cure mediche.
Ancora una volta, per risolvere il caso, Arkady deve aggirare la scandalosa corruzione della nuova classe dirigente moscovita e fidarsi dell’ambigua collaborazione di altri individui come il bollito detective Victor, un consulente finanziario americano e un mafioso russo. La vita privata di Arkady si sviluppa orizzontalmente rispetto al “caso verticale” di questa puntata, così viene approfondito il rapporto paterno con l’orfano Zhenya, tenuto nell’Istituto per l’infanzia abbandonata e che di tanto in tanto Arkady porta a passeggio al Luna Park. Il piccolo Zhenya, insieme all’altra outsider che è la dottoressa Eva Kazka, di cui Arkady si innamora, torneranno nei successivi appuntamenti della saga.

CONCLUSIONI
Questo romanzo, ricordiamo, è stato scritto sotto dettatura dopo che Smith è stato colpito dal morbo di Parkinson. Il suo stile, che negli anni si è fatto sempre più asciutto, si sposa più che mai con la visione ironica del suo protagonista.
Lo spaccato dell’Ucraina dopo il disastro nucleare è affascinante e insieme allucinante, il racconto non si fa noioso nemmeno quando riporta nel dettaglio quello che è successo a Chernobyl, esattamente come molti anni dopo ha fatto la miniserie di successo. Martin Cruz Smith riesce a tracciare un dipinto realistico di Chernobyl: un ambiente invaso dalla natura e diventato rifugio degli animali selvatici. Una “location” che raffigura perfettamente tutto il dolore della sua popolazione spettrale, fatta di individui fatalisti e disillusi. Per questo Arkady si trova a suo agio in questo mondo fantasmagorico: lui che è il primo degli emarginati, ci va a nozze con questo popolo di sopravvissuti. Perciò in Lupo mangia cane Smith trasforma uno dei più drammatici episodi della storia umana nella metafora di una moralità dilaniata dalla sete di potere e denaro.

Infine possiamo certamente affermare che la raffinata gestione dell’intreccio, dei luoghi e dei personaggi colloca Lupo mangia cane sul podio della serie.
Finito di leggere: venerdì 20 agosto 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Lupo mangia cane di Martin Cruz Smith, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.