GHIACCIO-NOVE di Kurt Vonnegut

GHIACCIO-NOVE di Kurt Vonnegut

UNA LAUREA PER FORZA

Ghiaccio-nove (1963), o anche Ghiaccio nove, è una delle opere più amate di Kurt Vonnegut, considerato uno dei massimi scrittori di fantascienza e uno dei maggiori autori americani del secondo dopoguerra. Molte delle sue opere sono pubblicate da noi con Feltrinelli. Grazie a questo libro (pubblicato in piena guerra fredda) ottenne una laura ad honorem in antropologia presso l’Università di Chicago (proprio la stessa università che l’autore aveva tempo addietro abbandonato senza conseguire la laurea!).

L’influenza culturale di quest’opera è tale da avere prestato il nome a canzoni e case editrici, oltre a diversi, immaginari virus informatici (da Person of Interest a La regola del sospetto). Ma di che cosa parla?

IL GIORNO IN CUI IL MONDO FINI’

Il giorno in cui la prima bomba atomica è stata sganciata su Hiroshima, uno scrittore di nome John (o Jonah), il nostro io narrante, decide di scrivere un libro. La trama ruota intorno a quello che stessero facendo alcuni scienziati nucleari nell’esatto momento in cui avveniva la catastrofe. Il titolo è Il giorno in cui il mondo finì.

Ghiaccio-nove_Libri Senza Gloria
Ghiaccio-nove_Libri Senza Gloria

Come prima mossa decide di delineare il ritratto dell’ormai defunto Felix Hoenniker, un eccentrico premio Nobel, tra i “padri” della bomba atomica. Lo scrittore entra in corrispondenza con i suoi tre figli. Salta fuori che proprio nel giorno fatale Hoenniker era riuscito a risolvere un gioco che lo impegnava un po’ e che la notte della sua morte avvenuta anni dopo, la vigilia di Natale, stava trafficando in cucina con dei pezzetti di ghiaccio. Un generale della marina americana gli aveva chiesto di ideare qualcosa in grado di solidificare il fango per facilitare il combattimento dei marines, e così l’inventore, giocando con uno spago a ripiglino e formando la figura chiamata “cesta del gatto” pare che avesse trovato il modo per far ghiacciare l’acqua ad alte temperature. Una nuova invenzione, quindi, e al contempo una nuova arma micidiale, capace di congelare ogni forma di vita sulla Terra.

Nella seconda parte del romanzo scopriamo cosa ne è dei tre figli di Hoenniker. Nel tentativo di utilizzare quest’ultima scoperta fraterna, i tre hanno imboccato strade diverse. Newton (il primo con cui lo scrittore entra in contatto) è l’ultimogenito (venendo al mondo lui, è anche morta la madre Emily), un nano con il pallino della pittura, mentre Angela è la primogenita, apprezzabile clarinettista e figura materna per gli altri fratelli. Dell’altro, Frank, sembrano essersi perse le tracce: da piccolo era curioso, creativo e intelligente come il padre, il nostro scrittore scopre casualmente che oggi vive in una repubblica delle banane sul Mar dei Caraibi, la fittizia isola di San Lorenzo dove, guadagnatasi la fiducia del dittatore, è diventato generale di divisione nonché ministro della Scienza e del Progresso dell’isola. Lo scrittore, insieme a Newt e Angela, prende un volo per San Lorenzo, e lungo il viaggio fa la conoscenza di altri visitatori: H. Lowe Crosby è un produttore di biciclette che, insieme alla moglie Hazel, si sta recando sul posto con l’intenzione di avviare un nuovo business di biciclette; ma anche Horlick Minton, con la moglie Claire, che è il nuovo ambasciatore americano di San Lorenzo.

IL GIORNO IN CUI IL MONDO FINI’ (DI NUOVO)

Grazie a un manoscritto in possesso dell’ambasciatore (San Lorenzo: la terra, la storia, il popolo), lo scrittore scopre maggiori dettagli sulla storia dell’isola: la repubblica è stata co-fondata da Earl McCabe, disertore dei marines, e Lionel Boyd Johnson, economista giramondo di Tobago, entrambi naufraghi. McCabe prese facilmente il potere, intenzionato a realizzare una nazione utopistica. Boyd cambiò il nome in Bokonon (in realtà la pronuncia sanlorenzese del suo nome), assumendo l’aspetto di un santone, e fondò una religione, il Bokononismo, un credo basato dichiaratamente sulla menzogna. D’accordo l’uno con l’altro, McCabe assunse il potere temporale e Bokonon quello spirituale, il primo mise al bando la religione del secondo che divenne un fuorilegge, in realtà così rafforzando vicendevolmente le proprie posizioni. Alla morte di McCabe, gli è succeduto “Papa” Monzano, il dittatore che (come il suo predecessore) “finge” di dare la caccia a Bokonon: infatti, come tutti gli abitanti dell’isola, è in realtà un fervente seguace del bokononismo. “Papa” Monzano riceve gli ospiti in pompa magna, accompagnato dalla figlia adottiva Mona Aamos Monzano e dal suo fidanzato Frank Hoenniker.

Nella piccola e squallida isola (lo scrittore non risparmia dettagli sull’indigenza) si muovono altri soggetti, in particolare Julian Castle, magnate americano dello zucchero (in realtà lo scrittore è venuto sull’isola con la scusa di intervistarlo), e suo figlio Philip, direttore dell’albergo turistico Casa Mona (dove alloggia lo scrittore) e autore del suddetto saggio formativo sulla storia di San Lorenzo. Se Newt e Angela conservano le loro rispettive schegge di “ghiaccio-nove” all’interno di un thermos, tempo fa Frank ha consegnato il proprio pezzo a “Papa” Monzano in modo tale da entrare nelle sue grazie, tanto che quando il cancro sta per portarsi via il dittatore, questi lo nomina suo successore. Frank però decide di cedere al carica al protagonista scrittore, del tutto spiazzato, e con essa anche la possibilità di sposare la sua bellissima fidanzata Mona. Le cose si complicano: per accelerare la propria morte “Papa” Monzano ingoia la scheggia di “ghiaccio nove” e il gioco è fatto.

La critica grottesca al senso comune di questa società assume via via un andamento sempre più surreale che culmina in un finale apocalittico. Per tutto il tempo la bomba atomica resta sullo sfondo della stupidità umana, che si rivela la vera arma di distruzione di massa.

BOKONONISMO

La religione al centro del libro, ovviamente, non esiste.

Alla base del Bokononismo c’è la convinzione che tutte le religioni mentono, compreso il Bokononismo. Ma nel suo caso sonno si tratta di innocenti bugie (dette foma), perciò rende felici. Pensieri e aforismi del profeta sono scritte in forma di canzoni calypso (un genere musicale della cultura afroamericana caraibica) e raccolte nel sacro testo chiamato Libro di Bokonon (ma, nella realtà, alcuni di questi concetti li trovate in Divina idiozia, sempre di Vonnegut).

L’io narrante diventerà egli stesso un bokononista (la storia è raccontata al passato) e ci fa da privilegiato punto d’accesso alla dottrina. Il rito principale è il boko-maru attraverso il quale due persone si scambiano amore e affetto premendo a lungo fra loro le piante dei rispettivi piedi (che siano puliti però!).

Questi alcuni dei concetti chiave della religione: il karass è una rete composta da genti che perseguono uno stesso fine divino; il wampeter è il MacGuffin attorno al quale ruota un karass; il granfaloon è una falsa karass perché questo gruppo non ha finalità bokononiste (ad esempio organizzazioni politiche o sociali come il Partito Comunista); il duprass è una rara forma di karass, formata da due sole persone (ad esempio marito e moglie); il sin-wat è una persona “cattiva” perché vuole per sé tutto l’amore di un’altra persona (ad esempio quando il protagonista deve sposare Mona); il vin-dit è una improvvisa conversione al Bokononismo (come quella dello scrittore, per poter sposare Mona); il duffle è la sgradevole sorte che tocca le persone che seguono un idiota.

Dio chiama ciascun essere umano a lavorare per realizzare un imperscrutabile progetto del zah-mah-ki-bo (il destino ineluttabile): nel caso dello scrittore sembra quello di fingere di abbracciare il credo, unicamente per perseguire i suoi scopi personali come sposare Mona. Solo che Mona fa parte del duprass di Papa e, come scritto in una parabola, muoiono inevitabilmente a poco tempo l’uno dall’altra.

CONCLUSIONI

Lo stile lineare e il lessico semplice fanno emergere la riflessione lucida, coerente e personalissima di una penna raffinata e arguta come quella di Vonnegut. Fa pensare anche quando dice che uno scrittore non parteciperebbe mai a uno sciopero. Peccato che non ha vissuto abbastanza da assistere alle proteste degli sceneggiatori di Hollywood.

Il libro è diviso in 127 beffardi capitoletti, secondo noi così composti per parodiare in maniera sottile proprio il testo sacro di questa religione cinica e senza senso. Perfetta per lo humour nero dell’autore che, fra scene bizzarre e passaggi divertenti, contesta un mondo ottuso, vittima dei suoi stessi stereotipi, che accompagnano l’umanità sull’orlo del baratro.

Finito di leggere: sabato 12 ottobre 2024.

Nel salutarvi vi invito a leggere Ghiaccio-nove di Kurt Vonnegut, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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