IL DESTINO DEL CACCIATORE di Wilbur Smith
I COURTNEY INCONTRANO I BALLANTYNE
Classificato dal Times come una delle sue opere migliori in assoluto, con Il destino del cacciatore Wilbur Smith torna ai suoi temi più cari e lo fa con un lirismo che sconfina nella poesia.
Uscito nel 2009 con Longanesi, si colloca esattamente nel mezzo del ciclo I Courtney incontrano i Ballantyne: una serie di cinque romanzi crossover che unisce il famosissimo ciclo dei Courtney (ambientati dal XVII al XX secolo) e, appunto, quello meno noto e prolifico, dei Ballantyne. Cicli il cui ordine cronologico non segue quello di pubblicazione, se si pensa che l’esordio di Smith avvenne con Il destino del leone (1964) che inaugura l’Atto II del ciclo dei Courtney. Altrettanto celebre, ci preme ricordare in questa sede, è La spiaggia infuocata (1985) che inaugura l’Atto III.
Il destino del cacciatore è un romanzo d’avventura a sfondo storico ambientato nel cuore dell’Impero britannico dell’Africa orientale, che potremmo identificare con il Kenya e il Sudan. Le vicende di finzione sono accuratamente calate nella cronaca documentata del tempo, pur con quale inevitabile forzatura.

LEON COURTNEY
Nell’agosto 1906, in piena Bella Époque, il sottotenente Leon Couteney del primo reggimento dei King’s African Rifles, esperto giocatore di polo e della caccia grossa, si mette nei guai con l’esercito perché inviso da un antipatico quanto attempato maggiore.
Leon è nato, insieme alla sorella Penelope, nel romanzo Re dei re, cronologicamente precedente ma scritto da Smith (in collaborazione con Imogen Robertson) dieci anni dopo e pubblicato nel 2019. Nel Re dei re scopriamo dell’amicizia tra Ryder Courtney (il papà di Leon) e Penrod Ballantyne, salvatori a Il Cairo delle gemelle Saffron e Amber Benbrook, successivamente da entrambi sposate. Se nel presente romanzo il rampollo Leon Courtney ha un rapporto di rispetto/disprezzo con il ricco papà Ryder, che vorrebbe una carriera diversa per lui, viene comunque accolto sotto l’ala protettiva di “zio” Penrod.
Giovane, bello e avventuriero, Leon è rispettoso di valori quali l’onore, il dovere e il senso del sacrificio, oltre che dotato di talenti strepitosi e circondato da simpatici aiutanti, come il masai Manyoro, il piccolo Loikot e il cuoco islamico Ishmael. Tutto il contrario dei suoi antagonisti, tagliati con l’accetta, spregevoli e sfortunati.

AMORE E MORTE
Questo è il romanzo di formazione di Leon Courtney, che prende le mosse quando i ribelli nandi, nel pieno rispetto del genere western, insorgono per impedire la costruzione della ferrovia che unisce il porto di Mombasa, sull’oceano Indiano, con le rive del lago Vittoria. Questi sono paesaggi dove la bellezza si confonde con la crudeltà, e dove la libertà viene pesata con due misure.
Non solo, sin da subito Leon conquista l’avvenente e giovane vedova Verity O’Hearne, evanescente come molti dei personaggi femminili di Wilbur Smith, e presto dimenticata anche dall’eroe.
Allontanatosi dall’esercito dopo un brutto processo in stile Le quattro piume, Leon si associa a una compagnia di safari turistici per fare emozionare durante le battute di caccia all’elefante i pittoreschi europei e americani in visita nel continente nero.

UNA VITA, UN’AVVENTURA
Fra i suoi clienti annovera Kermit Roosevelt, figlio del primo presidente USA con questo cognome (Teddy), che accompagna alla caccia di moltissimi trofei come rinoceronti, elefanti, coccodrilli e leoni, dovendosi guardare da tutte le altre insidie (babbuini, zebre, ecc.), diventando entrambi “fratelli di sangue guerriero” (come dicono i masai). Ma c’è anche una satanica e ninfomane principessa tedesca che preferisce sparare agli indigeni piuttosto che ai facoceri, e un vigliacco recidivo che provoca la morte per incornata di bufalo dell’amico e socio di Leon.
Il vento cambia quando sia Kermit sia la principessa consigliano Leon a uno dei più ricchi industriali tedeschi, Otto von Meerbach, il pioneristico proprietario della Meerbach Motori nella produzione di aeromobili. L’uomo giunge per il safari accompagnato da uno stuolo di servitori e dalla incantevole consorte, Eva von Wellberg. La relazione sentimentale fra lei e Leon è fulminea e tanto suprema quanto contrastata da ostacoli di natura umana.
I visitatori ignorano però che Leon fa anche la spia per zio Penrod, così il safari si colora di spionaggio quando diventa il pretesto per un sanguinoso complotto alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Di conseguenza Leon diventa nolente una pedina nello scacchiere britannico per sottrarre il dominio dell’Africa alle insidiose avanzate dell’odiata Germania.
STILE

Come succede per pochi altri autori, il nome Wilbur Smith è diventato sinonimo del suo genere preferito: l’avventura! Smith è fra gli autori più venduti in Italia, dove già l’avventura era il regno personale di Emilio Salgari.
Smith scrive di ciò che conosce e che ama: la foresta, gli animali selvaggi e gli indigeni dell’Africa del Sud, i cui rituali sono dipinti con dovizia di particolari quasi da farli vedere al lettore come se fossero in presenza. Per non parlare di Lusima, la sacerdotessa africana e “madre adottiva” di Leon che rimarrà scolpita nella nostra memoria.
CONCLUSIONI
La trama de Il destino del cacciatore è lineare e senza grossi colpi di scena, se non qualcuno prevedibile così come il finale, ma l’attrazione sta appunto nella scrittura elegante di Smith, nella sua sintesi descrittiva che non perde nessuna sfumatura, e nel suo modo di farti emozionare per una giornata nella savana o per lo scambio amichevole e ironico fra due uomini.
Il romanzo si legge senza alcuna interruzione di capitoli, così come non ci vengono riproposti spesso i riferimenti ai mesi e agli anni di ambientazione. Perché presto dimentichiamo della storia e ci concentriamo sull’avventura, attraverso una incalzante vicenda che trasuda la passione di Wilbur Smith per l’avventura, l’amore per la sua terra, il fascino verso le meraviglie della natura e l’attrazione verso l’affabulazione narrativa.
Finito di leggere: mercoledì 27 gennaio 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Il destino del cacciatore di Wilbur Smith, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
2 Replies to “IL DESTINO DEL CACCIATORE di Wilbur Smith”
Finalmente ho scoperto qualcosa riguardo ai salti cronologici di Wilbur Smith che mi hanno fatto impazzire nel rimettere in ordine (di tempo, luoghi, persone) i suoi romanzi. Che sto leggendo avidamente. Però non ho trovato il motivo del dissidio che ha portati Ryder e Leon a non parlarsi e rivedersi più. Mi è venuto in mente ora che ho finito eredità di guerra e non riesco a ricirdare anche se ho letto tutti i libri della saga
Purtroppo non ho letto abbastanza Wilbur Smith da poterti dare una risposta certa. Anzi, ti invito a tornare qui e spiegarci le origini del dissidio non appena le avrai trovate!