LA PERLA VERDE DI ANDORRA di Francesco Crosio
POKER
Francesco Crosio ha vissuto in tre continenti (dall’Africa all’Europa agli Stati Uniti), ha scritto oltre 50 opere, e tutte provengono dalle esperienze personali di 90 anni di vita vissuta: ne è un esempio La perla verde di Andorra.
La Perla Verde che dà il titolo al romanzo (edito da BookSprint) è un piccolo, grazioso castello bianco incastonato tra la fitta vegetazione di una foresta nel cuore della mitica Andorra, il piccolissimo stato europeo sui Pinerei.
L’inizio ha tutta l’aria di essere una missione di Bond, James Bond: Freddy Mac Larsen, un giovane blasonato scrittore scozzese di storie gialle di seconda categoria (la Scozia è anche la patria di 007) viene coinvolto, all’interno di un circolo esclusivo nella contea di Lars (e da squattrinato può accedervi vita natural durante in quanto discendente del fondatore), in una partita di poker (le carte sono il vizio di 007, leggi QUI la recensione di Casino Royale). Inaspettatamente, Freddy vince. Si prospetta quindi l’opportunità di entrare in possesso della facoltà assolutamente esclusiva di essere ospite nel misterioso suddetto castello. Che, a dispetto del nome, non ha nulla di verde (contrariamente alla copertina) poiché immerso nelle nevi. Tra queste mura vige una stravagante regola: quella di adottare un nome del tutto fittizio. Gli stessi addetti impersonano personaggi teatrali come Tosca, Rigoletto e Andrea, solo il capo dello staff porta con sé, stagione dopo stagione, l’identico appellativo di Robin Hood (ma che Freddy ribattezza Ambrogio come nella pubblicità del Ferrero Rocher).

L’ODISSEA DEL PENSIERO
Il nostro protagonista sceglie per proprio nome tutelare l’eroe di Omero, Ulisse (riportato in quarta di copertina con il suo alter ego di Nessuno), assecondando la sua indole naturalmente curiosa (priva però della componente violenta dell’originale), che sfuma in manie di controllo e atteggiamenti paranoici: ma attenzione, a volte è “l’autentico” Ulisse a prendere il timone, sopraffacendo la personalità originaria. Ulisse dunque viene accolto come inspiegata eccezione: egli è infatti il tredicesimo ospite di un tradizionale appuntamento da dodici. Pertanto incontrerà altre figure “di importanza storica e filosofica” (“resuscitati” dai soprannomi dei vari ospiti): dall’aspirante suicida Platone a Caravaggio, dagli autolesionisti Romeo e Giulietta (l’unica coppia formata del circolo) all’eroina Giovanna d’Arco e al santo Agostino, passando per il professor Galileo e via dicendo. Non si fa menzione dei loro veri nomi (l’anonimato è garantito) o delle caratteristiche fisiche (tranne per la sensuale Fiammetta!), professioni o background (con poche eccezioni, compresa Fiammetta), né da quanti anni frequentino quella località alberghiera, se si sono già incontrati prima e se esistano relazioni tra di loro, dando per assodato che abbiano tutto il tempo libero e le risorse necessarie per trascorrere diversi messi dell’anno reclusi in questa specie di colonia per psicopatici: immaginiamo allora che siano tutti più che benestanti, e alienati con il favore delle loro famiglie arcistufe di averli tra i piedi.
Se Ulisse chiede sempre i nomi di questi folli, lui viene riconosciuto a prima vista (o presumibilmente per il nome che porta appuntato all’occhiello, come tutti). In loro compagnia filosofeggia di massimi sistemi, tanto sono disinteressati alle questioni pratiche e affetti da tic esclusivamente mentali, tutti tendenti al pessimismo più nero. Da una parte emerge il pensiero di coloro che incarnano, e dall’altra come questo pensiero si sia metamorfosato nel tempo fino ad approdare ai suoi contemporanei “contenitori umani”. E Freddy (l’unico veramente ottimista) medita a lungo pure quando si trova da solo (del resto è uno scrittore in cerca d’ispirazione): in questo senso la scrittura in prima persona, e che spesso si rivolge direttamente al lettore, favorisce l’immedesimazione con l’impertinente narratore-protagonista, inguaribile corteggiatore che non riesce a prendere proprio nulla sul serio. Con lui, che entra in questo gruppo caotico, riusciamo a dare senso e unità all’insieme come avveniva con Jack Nicholson per il film Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Poco prima del finale, e sotto Natale, ci scappa un morto vero, anch’esso mostrato con una parvenza più eterea che materica. Lì, in un luogo tagliato fuori dal mondo (non ci sono i telefoni, figurarsi internet), il fato si serve del talento investigativo dello scaltro scrittore, che può contare sull’assistenza di un’eroina del tutto casuale ed inquietante (Fiammetta!!!). Siccome non vengono riportate descrizioni, certi dettagli utili alla risoluzione ci sono preclusi e snocciolati via via dal nostro detective che ci accompagna per mano fino allo sbroglio conclusivo.

CONCLUSIONI
I dialoghi hanno la meglio sulla parte descrittiva, presentandosi visiamente come fitti scambi talora dialettici talaltra monologanti, chiaramente anch’essi disincarnati come i personaggi che li pronunciano. Il registro difatti è alto e il discorrere virtuosistico, coerentemente con l’elevato profilo dei personaggi, e quello che si può evincere dagli ambienti lo si ricava proprio dalle battute di dialogo (tranne quando non vi vengono dedicate lunghe e specifiche parentesi).
Le descrizioni, come detto, sono del tutto assenti, e anche questa scelta ci sembra giustificata dal voler mettere in scena, con gusto teatrale, personaggi finti che si disimpegnano sognando di divenire altri personaggi immaginari.
Tra aforismi, pensieri e retorica, si può dire che la penna ironica di Francesco Crosio lascia il segno!
Finito di leggere: mercoledì 2 ottobre 2024.
Nel salutarvi vi invito a leggere La perla verde di Andorra di Francesco Crosio, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.