DALLA RUSSIA CON AMORE di Ian Fleming
CONDANNATO A MORTE
Dalla Russia con amore (1957) fu il primo successo popolare di Ian Fleming, ed è anche la grande storia (sebbene il quinto thriller in ordine di pubblicazione) in cui nasce 007 come oggi lo conosciamo. Gran parte della pubblicità derivò dal fatto che il presidente John Fitzgerald Kennedy lo annoverò tra i romanzi da salvare in caso di catastrofe nucleare e, pare, fu l’ultimo che lesse prima di morire.
Nel quarto capitolo del libro assistiamo all’inizio della famosa riunione dello SMERSH, contrazione di Smert’ Spionam (Morte alle spie), il dipartimento più segreto del regime sovietico. Dopo una lunga “latitanza” torna dunque la fantomatica organizzazione guidata da un certo Generale G, la cui esistenza Fleming ribadisce nella nota iniziale, e corrispettivo di quell’M a capo degli arcinemici dell’MI6, i Servizi Segreti Britannici. Come ci avvisa l’autore nella medesima nota, non solo la sede riportata è quella corretta, ma pure la “Sala Riunioni è fedelmente descritta, e i capi dei servizi segreti seduti attorno al tavolo sono gli autentici funzionari che spesso vengono convocati in quella sala per scopi simili a quelli di cui ho narrato“. Tra i quali Rosa Klebb, capo dell’Otdel II, il Dipartimento Operazioni ed Esecuzioni ovvero il Dipartimento della Tortura e della Morte, “il cuore stesso di quell’organizzazione mostruosa, l’orrore allo stato puro“.

Inizia qui, nelle stanze più segrete e più cupe di una Mosca ancora staliniana, la meticolosa preparazione di una trappola diabolica ai danni di James Bond. Non era mai successo che Bond non ci venisse presentato (tranne che in foto) fino ad almeno un terzo del libro. Questo il piano: lo SMERSH vuole uccidere Bond. Per farlo, conoscendo il suo debole per il gentil sesso, seleziona il caporale Tat’jana Romanova, agente sicurezza di Stato sovietica e, come suggerisce il nome, imparentata proprio con i Romanov. Il suo compito è quella di fingersi una traditrice, far abboccare 007 e condurlo in un paese amico dove ucciderlo e fare in modo che la stampa dia grande risonanza alla notizia. Chi ha congegnato la strategia è il colonnello Kronsteen, campione di scacchi, mentre a occuparsi materialmente dell’omicidio sarà il primo esecutore dell’organizzazione criminale sovietica, Krassno Granitski, alias Donovan Grant, un tizio che ama uccidere preferibilmente nelle notti di luna piena (proprio come Red Dragon di Thomas Harris, leggi QUI la recensione).
Mollato da Tiffany Case de I diamanti sono per sempre (leggi QUI la recensione) che gli ha preferito un tizio dell’ambasciata americana, ritroviamo 007 in preda all’accidia e alla pigrizia, tanto che è ben felice di accettare il nuovo incarico di M. Bond troverà un nuovo, simpatico e micidiale alleato in Darko Karim, a capo della sezione T nella città di tutte le trame e di tutti gli intrighi, Istanbul. Dopo un fuori programma assai movimentato in un campo di zingari, capitanati dal bulgaro Krilencu, dove un catfight tra zingare viene interrotto dai killer russi, Bond si riconcilia alla sua Bond Girl, e insieme a lei e Darko salgono a bordo del “magico” Orient-Express. Il treno delle passioni e dei crimini che aveva sedotto pure Agatha Christie e fatto impazzire il suo Hercule Poirot in Assassinio sull’Orient Express. “L’infaticabile e apparentemente indistruttibile eroe“, di fronte alla famosa lama avvelenata nascosta nella scarpa, può per fortuna avvalersi di molti amici, pure dopo la (spoiler!) improvvisa dipartita di Darko. Stavolta, direttamente da Casino Royale (leggi QUI la recensione), non torna il sempre fedele americano Felix Leiter, ma il buon francese René Mathis, agente del Deuxième Burau, che lo aiuta a catturare il colonnello Rosa Klebb, la vecchietta più letale di tutti i tempi. Il finale è con il botto, apertissimo…

IL SECONDO FILM
Nel film A 007, dalla Russia con amore (1963) di Terence Young, secondo della serie cinematografica e considerato uno dei migliori film britannici di sempre, i nemici di 007 non sono sovietici, come già succedeva nel precedente Agente 007 – Licenza di uccidere (esordio di Sean Connery come Bond, sempre diretto da Young), ma gli agenti della SPECTRE (versione filmica dello SMERSH). Questo per non inciampare in controversie politiche. Il capo non è più G ma la nemesi di 007, Ernst Stavro Blofeld (contrassegnato con un punto interrogativo nei titoli di coda, come se non fosse noto il nome dell’attore che lo interpretava), che vuole impadronirsi dell’apparecchio decrittatore sovietico Lektor (Spektor nel romanzo, ma lì sono i russi che vogliono farselo sottrarre, perché all’interno nascondono una bomba) con l’obiettivo di metterlo all’asta al miglior offerente. Il suo piano prevede anche di vendicare la morte del dottor No: così i collaboratori Kronsteen e Rosa Klebb vogliono far compiere il lavoro sporco a Bond per poi ucciderlo e rovinarne la reputazione con un filmato compromettente.
La pellicola non manca di brio e ironia, e registrò un incasso nettamente superiore al primo film (del resto già il budget era stato raddoppiato). Nell’adattamento non è Bond l’autore dell’omicidio nella basilica di Santa Sofia ma Grant. Lo scontro finale con Rosa Klebb fu spostato da Parigi a Venezia, dove in questo caso viene uccisa da Tatiana. L’ex modella italiana Daniela Bianchi, allora aspirante al titolo di Miss Universo, fu scelta come Tatiana e la famosa scena insieme a Bond nel letto d’albergo è tuttora utilizzata come provino per selezionare i nuovi Bond e Bond girl.

Nel romanzo, quando il capo degli zingari Krilencu tenta la fuga, esce dall’immagine di Marilyn Monroe nella locandina di Niagara (1953), mentre nel film esce dalla bocca di Anita Ekberg sul cartellone, in questo modo riproducendo la locandina dell’unico film della EON Productions slegato dalla serie di 007, Call Me Bwana (1963).
Due curiosità. Nel 1958, prima dell’insuccesso de La donna che visse due volte, il film doveva essere girato da Alfred Hitchcock con Cary Grant come 007 e il ritorno di Grace Kelly come protagonista femminile. Si tratta della prima pellicola a presentare dei “gadget”, in particolare la valigetta dotata nella sicurezza un meccanismo di sicurezza che, in caso di apertura impropria, fa esplodere una cartuccia di gas; al suo interno contiene un fucile di precisione smontabile, munizioni, un coltello e cinquanta sovrane d’oro. Altri gadget sono il telefono sulla Bentley 3 1/2 Litre, la macchina fotografica con registratore e il rilevatore di cimici piazzate nei telefoni.

CONCLUSIONI
La parte descrittiva di Dalla Russia con amore guadagna una componente suggestiva che fa quasi sospettare che i libri venuti prima non siano stati scritti dalla stessa persona o che forse stavolta la penna sia stata aiutata da una guida esperta. La storia è talmente assurda da sembrare molto reale o, come annunciava la reclame, “una storia fantasticamente verosimile quanto morbosamente elettrizzante“.
Scenario esotico e azione, amore e tradimento ai tempi della Guerra Fredda. Sembra che infine Ian Fleming sia riuscito a mettere a punto la formula perfetta.
Finito di leggere: martedì 25 giugno 2024.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Dalla Russia con amore di Ian Fleming, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.