GOLDFINGER di Ian Fleming
IL PIU’ GRANDE DEI CATTIVI
Goldfinger (1959) è il romanzo (settimo in ordine di pubblicazione) più complesso della serie di 007 e forse il più celebre.
James Bond, di ritorno da una missione in Messico, incontra casualmente in aeroporto un riccone che aveva già incrociato al tavolo da gioco di Casino Royale (leggi QUI la recensione). Du Pont, questo il suo nome, gli chiede una mano: da tempo perde tutte le partite a canasta contro uno strano uomo, e proprio non sa spiegarsi il perché. James accetta di aiutarlo per il tempo che gli rimane, in cambio di un po’ di “bella vita”.
Facciamo dunque la conoscenza di Auric Goldfinger, il villain più riuscito della saga nonché quello che dà il titolo al libro: il ricco inglese viene presentato come un piccoletto rubizzo affetto da manie di grandezza. Durante “l’ennesima” partita a carte della serie, Bond svela le carte di Goldfinger e scopre la truffa cogliendo sul fatto la sua segretaria, Jill Masterton. Il modo in cui Bond rimette in riga Goldfinger è una di quelle scene che non si dimenticano facilmente. Prima di tornare a Londra, James trascorre le ultime ore felici proprio in compagnia di Jill.

Coincidenza vuole che, di rientro in servizio, M affidi a 007 una missione che riguarda proprio l’ambiguo Goldfinger: in proposito viene aggiornato dal colonnello Smither, capo del reparto ricerche della Banca d’Inghilterra, che sospetta Goldfinger di traffico d’oro. Il personaggio sembra ispirato a Ernö Goldfinger, l’architetto che in tutta l’Inghilterra demoliva palazzi vittoriani sostituendoli con discutibili edifici modernisti. James Bond lo avvicina nuovamente al campo di golf dove giocano entrambi: la macro-sequenza della partita si basa su descrizioni così particolareggiate che sulle prime rischiano di annoiare, ma a lungo andare avvincono come in un duello. Si dice che Ian Fleming si servì di quest’opera per togliersi qualche sassolino dalla scarpa (non solo quelli con il “vero” Goldfinger): non gli era andata giù la sconfitta nell’estate del 1958 ai campionati semiprofessionistici del Berkshire Golf Club.
LA MALATTIA DELL’ORO
In questo contesto 007 conosce meglio il suo nemico, un multimilionario ossessionato dall’oro che si circonda di coreani, e in particolare del massiccio quanto silenzioso Oddjob, suo autista e aiutante, armato di una bombetta dalle falde affilate che lancia come fosse un frisbee. Le cose si complicano con l’entrata in scena di Tilly Masterton. Sorella di Jill, è in cerca di vendetta personale contro il genio criminale: questi, infatti, ha il feticismo di ricoprire di vernice d’oro le belle ragazze di cui si circonda, ma nel caso di Jill l’ha fatta ricoprire da Oddjob fino al punto di soffocarla, punendola per il suo tradimento. James Bond sospettava Goldfinger di essere colluso con la SMERSH, i servizi segreti sovietici, ma ora che è finito suo prigioniero insieme a Tilly, lui stesso viene costretto a prendere parte al “più grande colpo di ogni tempo“.

Infatti Goldfinger riunisce “l’aristocrazia della malavita americana” nelle persone dei boss delle sei organizzazioni più potenti, da Jack Strap della Spangled Mob a Las Vegas (erede dei fratelli Sprang, sgominati da 007 ne I diamanti sono per sempre – leggi QUI la recensione) sino alle Cement Mixers di Harlem. Queste sono comandate da Pussy Galore, unica donna a capo di una gang, e d’altronde è questa l’unica gang al femminile: sono tutte ex trapeziste lesbiche datesi al crimine. La “nuova” Bond Girl sembra derivata da un mix tra Blanche Blacckwell (l’attraente vicina di casa di Fleming a Goldeneye, che sarebbe diventata sua amante) e un’agente segreta conosciuta durante la guerra (nome in codice “Pussy“). Insieme a loro Goldfinger intende svaligiare nientemeno che Fort Knox.
L’Operazione Grande Slam ha inizio. Per fortuna, ancora una volta, James può contare sul caro vecchio amico della CIA Felix Leiter.

AL CINEMA
Il film Agente 007 – Missione Goldfinger (1964) di Guy Hamilton è il terzo della serie cinematografica (Sean Connery era ormai una star) nonché il primo a vincere un Oscar (per i migliori effetti sonori), ma purtroppo Fleming morì poco prima dell’uscita. La colonna sonora cantata da Shirley Bassey comprende la celeberrima Goldfinger. Memorabili anche i cattivi, da Gert Frobe che benché non sapesse recitare in inglese divenne un immortale Goldfinger, ad Harold Sakata come suo maggiordomo-killer. Felix Leiter, invece, ha il volto di Cec Lender, che sostituisce Jack Lord di Licenza di uccidere. La pellicola contiene la famosa scena (nel libro raccontata “fuori campo”) in cui Jill Masterson viene ricoperta d’oro.
Considerato dai fan e dalla critica uno dei migliori della serie, fu il film che impostò la formula-Bond come modello del cinema d’azione degli anni sessanta: ritmo serrato e dosi di umorismo, introduce ufficialmente la “superaccessoriata” Aston Martin DB7 e addirittura ben tre Bong-Girl.

Al contrario che nel libro, nel film è sin da subito chiara l’intenzione di Goldfinger di rendere inutilizzabile la riserva aurea degli Stati Uniti conservata a Fort Knox con una bomba al cobalto: l’obiettivo è quello di sconvolgere il mercato dell’oro e di conseguenza far aumentare il valore di quello in suo possesso. Pussy Galore, invece, è una pilota pentita che aiuta Bond riuscendo a disinnescare la bomba.
CONCLUSIONI
Per la prima volta Ian Fleming si dedicò con una certa convinzione al lancio del libro, facendosi intervistare in televisione e addirittura concedendosi a firmare qualche copia da Harrods.
Fatto per grandi sequenze, Goldfinger è uno dei libri più raffinati della serie, e la grande rapina finale una delle più coinvolgenti mai messe in atto.
Finito di leggere: domenica 21 luglio 2024.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Goldfinger di Ian Fleming, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.